Ecco perchè non ci sarà una guerra

Corea

Nei due articoli precedenti avevamo provato insieme ad analizzare i possibili scenari nel caso di una guerra atomica con la Corea del Nord. Oggi proviamo a razionalizzare ed esulare dalla fantapolitica.

 

Avevo detto che la Corea del Nord per 13 anni a questa parte si è trovata nelle condizioni più pietose che si potesse prevedere: carestie, disagio sociale, una dittatura in stile orwelliano completamente distaccata dalla realtà degli altri paesi ed infine una forte crisi economica accentuata in questi ultimi anni. In queste ultime ore ci sono stati alcuni piccoli spostamenti da parte dei cinesi, sul confine Nord coreano, di reparti d'artiglieria e di fanteria, mentre batterie missilistiche per quel che riguarda il Giappone e gli USA(si parla di movimenti di navi militari dotate di sistemi anti missilistici, in grado d'abbattere possibili lanci coreani).

Nulla di così importante in realtà, perchè se andassimo ad analizzare gli spostamenti che avvengono per tutta la terra da parte di ogni singolo paese, scopriremmo che questi movimenti sono rientranti nella norma, che vi sia un conflitto armato in procinto o meno. L'altro giorno ho chiesto tramite email, a Giulietto Chiesa, un esperto di scenari politici futuri, importante giornalista italiano ed ex deputato europeo, che è stato corrispondente per diversi anni in Russia e che molti conoscono e stimano, se la guerra coreana potesse essere plausibile, e se si quale soluzione o alternativa ci potesse essere per scongiurarla, ed in caso di fallimento che ruole avrebbe avuto l'Europa in tutto questo.

Immagino che la mia domanda sia stata fatta da numerose altre persone, in quanto il problema si presenta assai delicato. Ieri pomeriggio Chiesa ha pubblicato un video in cui rispondeva con accuratezza alle mie domande. La conclusione del suo ragionamento è stata che non ci sarebbe stata una guerra da parte della Nord Corea. Perchè arrivare a questa soluzione? La risposta è stata disarmante quanto logica e semplice: perchè alla Corea non conviene e perchè i coreani non sono altro che altre pedine dello scacchiere internazionale, usati sia dalla Cina che dagli USA in vista di un futuro prossimo.

Partiamo dalle considerazioni che avevo affermato nei giorni scorsi. Possiamo dire con una forte probabilitià che i coreani non avrebbero la tecnologia ed il denaro utili per far fronte alle ricerche per ridurre le loro testate nucleari e poterle dunque lanciarle a grande distanza, sul Giappone oppure persino sugli USA. L'altro dubbio che sollevai, fu quello che i coreani avendo come solo unico loro alleato la Cina, non possono permettersi di perderlo, in quanto le poche merci che passano la frontiera non arriverebbero più ed il paese ne soffrirebbe così tanto che si rischierebbe una sollevazione di massa che nemmeno una dittatura aspra come quella coreana potrebbe tenere a bada.

Infine possiamo dire che la Cina ha bisogno almeno in quell'area di una certa stabilità e certamente non permetterebbe un conflitto armato proprio in quella zona, che vedrebbe esposto ad un possibile ed eventuale attacco da parte di giapponesi ed americani sulle coste. è quindi la solita richiesta nord coreana, d'aiuto, sotto forma di provocazione. Puntare i riflettori su di se per ottenere attenzione; questo è quello che il dittatore coreano Kim Jung-un sta cercando di fare. Disperato? Si. Pazzo? Dipende. Giocare con il fuoco atomico e pretendere di essere ascoltati dalla comunità internazionale in questa maniera dal nostro punto di vista è inaccettabile e sicuramente segno d'irresponsabilità. Tuttavia nell'ottica dell'elitè coreana, per lo meno di quella che detiene il potere della nazione, non è così, anzi, sembrerebbe l'unica via da percorrere.

Gli USA conoscono bene la situazione, stanno testando le forze del loro vero rivale/nemico, colui che presto si alzerà sopra di loro per sostituirli alla guida del mondo, ovvero i cinesi. è inutile questa corsa americana, perchè i cinesi hanno uno slancio economico troppo elevato per poter essere fermati, senza considerare che la Cina detiene ben 1/3 del debito pubblico americano ed è questa dunque la vera sfida che Obama, il presidente americano, dovrà cercare di vincere, anche se svantaggiato.

 

 

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