Brasile, locomotiva del Sud

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Conosciamo tutti quanti il Brasile. Terra di grande festa, di gente sorridente, ma anche di enormi squilibri sociali ed economici. Questa nostra visione è ancora attuale? Lo scopriamo con questo articolo.

Il Brasile oggi è entrato tra "big" dell'economia, non può più essere considerato un paese in via di sviluppo o del terzo mondo. I dati ci dicono che Nel 2011 l'economia brasiliana, pur crescendo con un ritmo inferiore a quello del 2010, (2,7%, secondo le stime EIU, rispetto al 7,5% dell'anno precedente), é diventata la sesta economia mondiale per PIL (espresso in dollari USA), superando il Regno Unito(ed è destinata a diventare tra 1-2 anni la quinta). La previsione di crescita per il 2012 dell'EIU è del 3,3%. La forte dinamica della domanda interna continua a sostenere il prodotto ma, al tempo stesso, contribuisce a mantenere elevato il tasso di inflazione (nel 2011 del 6,5% al di sopra dell'obiettivo del governo del 4,5%). Negli ultimi 3 anni il dollaro ha perso circa il 40% del proprio valore rispetto alla valuta brasiliana, favorendo tra l'altro la mobilità dei brasiliani all'estero. La bilancia commerciale mette in evidenza la vocazione di esportatore di "commodities" del Brasile (minerali di ferro, soia, caffè, derivati del petrolio ); si contrappone a ciò la crescita delle importazioni di beni intermedi e ad alta tecnologia (più convenienti se acquistati in dollari) che ha ripercussioni negative sulla crescita dell'industria domestica.

Crescita e apprezzamento del real rispetto alle principali valute internazionali (generato soprattutto dai forti afflussi di capitale finanziario internazionale "speculativo") continuano ad essere le principali preoccupazioni del governo, insediatosi all'inizio del 2011. Alcuni grandi eventi in programma in Brasile in questi anni (Conferenza delle N.U. sullo sviluppo sostenibile Rio +20, la Giornata della Gioventu' e la Coppa delle Confederazioni di Calcio del 2013, i Mondiali di Calcio del 2014 e le Olimpiadi del 2016) hanno impresso un ulteriore impulso al clima di fiducia e hanno posto al centro del Piano dell'Amministrazione Rousseff il Programma di Accelerazione della Crescita (PAC), che prevede la realizzazione di grandi opere infrastrutturali e di sostegno alla produzione energetica di questo Paese. Il Brasile ha circa 200 milioni di abitanti, che parlano per lo più portoghese e si dividono in cattolici ed evangelici, anche se non mancano, specie nell'entroterra alcune tribù non ancora entrate a pieno nella società moderna che si dedicano al culto dei propri avi e di divinità spirituali, riconducibili alle varie forze della natura. Da sempre questo paese è caratterizzato per una struttura demografica fortemente giovane, basti pensare che il 30% della popolazione ha meno di 14 anni. Ciò viene confermato da un altro indice, quello del tasso di crescita, che si attesta all'1,17 del 2010, e nel 2013 il dato è aumentato di poco.

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Una nazione del genere, così vasta, che si affaccia su uno degli oceani più trafficati del pianeta, dotata di innumerevoli bellezze artistiche e paesaggistiche non può certo fare a meno del contributo che il turismo può dare alla sua economia. Ecco perché le politiche di sviluppo del paese hanno puntato molto su questo settore, basti pensare che dal 1999 al 2009 i turisti sono aumentati del 67%, e si tratta di cifre dell'ordine di milioni d'individui. Se dovessimo rapidamente identificare di quale nazionalità siano questi turisti, ci balzerebbe subito all'occhio quella americana, seguita subito dopo dall'argentina, mentre gli italiani si trovano in nona posizione dopo l'Uruguay. Il Brasile da sempre è legato per tradizione ai paesi latini dell'Europa, specie Portogallo, Spagna ed Italia. Vuoi per un processo storico di qualche secolo fa, grazie alle immigrazioni degli europei verso la terra promessa brasiliana, vuoi anche per una similitudine per il modo di vivere, i brasiliani spesso giungono in Italia. Le fonti più recenti ci indicano che sono ben 1.137.182 i brasiliani che hanno visitato l'Italia nel 2009. Nel 2011 le spese dei turisti brasiliani all'estero sono state pari a 21,2 miliardi di dollari statunitensi ed hanno fatto registrare un aumento del 29,2 percento rispetto all'anno precedente (16,4 miliardi di dollari). La tendenza all'aumento della spesa turistica brasiliana all'estero con percentuali a due cifre è iniziata nell'anno 2005, in coincidenza con il rafforzamento della valuta brasiliana nei confronti di dollaro e euro.

Secondo i dati pubblicati dalla Banca Centrale, infatti, se nel 2002 le spese all'estero dei turisti brasiliani sono state pari a 2,3 miliardi di dollari, nel 2005 si è passati a 4,7 miliardi e nel 2008 a 10,9 miliardi. Solo nel 2009, per effetto della crisi globale, c'è stato un momentaneo freno (10,8 miliardi), allentatosi già a partire del 2010, come sopra indicato. La combinazione di diverse condizioni macroeconomiche previste nel il 2012, come la valutazione della moneta brasiliana (Real) nei confronti del dollaro e l'euro, insieme alla fase positiva dell'economia brasiliana e l'aumento dei redditi e del credito della popolazione, fanno pensare che il Brasile non si voglia fermare(a beneficio di tutti i propri partner economici, Italia compresa).La domanda che sorge spontanea dopo tutta questa serie di dati, che per noi italiani degli ultimi 20 anni risulta essere senza pietà(abbiamo la bava a leggerli, magari fossimo noi nelle loro condizioni), è quale sia il segreto o il piano politico che ha permesso questo straordinario risultato? Premesso che le disuguaglianze di questo paese sono manifeste ed esplicite, questo non toglie che i vari governi che si sono succeduti non abbiano cercato di non solo fare da tampone attraverso vari meccanismi, ma anche di far indietreggiare la miseria e la povertà con politiche pragmatiche e concrete.

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