La verità di quel giorno in Val di Susa - La verità di quel giorno in Val di Susa2

Art. 4 comma 2 della legge n. 110, 18 aprile 1975, nella versione modificata dal decreto legge n. 204 del 26 ottobre 2010:

Senza giustificato motivo, non possono portarsi, fuori della propria abitazione o delle appartenenze di essa, bastoni muniti di puntale acuminato, strumenti da punta o da taglio atti ad offendere, mazze, tubi, catene, fionde, bulloni, sfere metalliche, nonché qualsiasi altro strumento non considerato espressamente come arma da punta o da taglio, chiaramente utilizzabile, per le circostanze di tempo e di luogo, per l'offesa alla persona, gli strumenti di cui all'art. 5, quarto comma, nonché i puntatori laser o oggetti con funzione di puntatori laser di classe pari o superiore a...

Finalmente mi lasciano andare e posso tornare a Giaveno. Racconto ad Arianna quello che mi è successo, poi devo spiegarlo ai miei.

Almeno la manifestazione è andata bene: più di 15mila persone di ogni età, su per sentieri in mezzo ai boschi, hanno aggirato posti di blocco e tagliato pezzi di reticolato. Si chiama "disobbedienza civile". A usare le cesoie sono state soprattutto donne, anche un po' in là con gli anni, tutte della valle. Così non potranno parlare di black bloc o "infiltrati venuti da fuori". E tutto senza un solo incidente, neanche una gocciolina di sangue da far ciucciare ai vampiri dei tg.

Una decina di mesi dopo mi rinviano a giudizio. Mi processeranno al tribunale di Susa.

2. Il processo (gennaio-aprile 2013)

All'udienza del 9 gennaio 2013, il carabiniere dichiara che le tronchesi (nel processo le abbiamo sempre chiamate "cesoie") erano "celate" sotto il tappetino della macchina. Ma io nella macchina i tappetini non ce li ho! E perché avrei dovuto "celare" un utensile che uso sul lavoro? In più, continua a dire che io quel giorno ho portato in piazza ad Avigliana due persone. Dice che mi hanno fermato perché si sono chiesti: come mai se ne va dopo aver portato in piazza due No Tav? Ma io ho portato in piazza solo mio papà, sull'auto a parte noi due non c'era nessuno.

Il pubblico ministero, dottoressa Azzinnari, chiede sei mesi di carcere e un'ammenda penale di mille euro. La legge dice: "Il contravventore è punito con l'arresto da sei mesi a due anni e con l'ammenda da 1.000 euro a 10.000 euro. Nei casi di lieve entità, riferibili al porto dei soli oggetti atti ad offendere, può essere irrogata la sola pena dell'ammenda."

L'11 aprile 2013 il giudice, dottoressa Favretto, mi condanna a "soli" 800 euro e al pagamento delle spese processuali. Il giudice ordina anche la distruzione del materiale sequestrato. "Povera parrucca!", commenta ironico qualcuno.

Per il giudice è un caso di "lieve entità", ma è di nessuna entità! Hanno stabilito che non avevo un "giustificato motivo" per avere in macchina un attrezzo che uso sul lavoro. Sulla base di questo mi condannano a pagare 800 euro, che per me sono una grossa somma, più le spese processuali. Se ci penso mi monta un Cristo... E quando la storia finisce sul giornale, io ho l'impressione che insieme a me, all'insignificante Marco Bruno, abbiano processato anche un altro, uno che si chiama come me ma è più famoso e più pericoloso. La personificazione del Violento No Tav. Uno che non si può non condannare.

Perché, nel frattempo, io sono diventato "quello della pecorella". E mi attende un processo anche per quello.

Da La Stampa del 12 aprile 2013:

GIAVENO. MULTA AL NO Tav CHE PROVOCÒ IL CARABINIERE

Era diventato famoso circa un anno fa, quando nel corso di una manifestazione No Tav in val di Susa era stato ripreso da una telecamera mentre cercava di provocare un carabiniere in tenuta antisommossa: "Ehi, tu, che pecorella sei? Hai un numero, un nome, un cognome, sai che sei un illegale?".

Ora Marco Bruno, di Giaveno, è stato condannato dal tribunale di Susa a pagare una sanzione di 800 euro, più le spese legali. Non per quella vicenda, però. Bruno doveva rispondere del possesso di una grossa cesoia da ferro...

3. Il traliccio (lunedì 27 febbraio 2012)

Quando si è saputo che volevano aprire il cantiere in val Clarea, in località Maddalena, proprio di fronte alla zona archeologica neolitica, i No Tav hanno fatto due cose: hanno comprato i terreni lì intorno, prendendosi un metro quadro a testa, così la Ltf avrebbe dovuto seguire una procedura di esproprio; dopodiché è nato un presidio permanente. Lo abbiamo chiamato Libera Repubblica della Maddalena. È stata un'esperienza fantastica, erano tutti presi benissimo. È durata due mesi: nata il 22 maggio, sgomberata con la forza il 27 giugno. Alla fine della giornata, le forze dell'ordine hanno occupato il sito archeologico e il museo, che da allora stanno dentro le recinzioni abusive.

Pochi giorni dopo, il 3 luglio, c'è stata una grande manifestazione di protesta, con decine di migliaia di persone che hanno tentato di riprendersi la Libera Repubblica. La violenza della polizia ha raggiunto un livello che... Mai visti prima così tanti lacrimogeni, porco zio. Gas Cs, un'arma chimica e tossica che la convenzione di Parigi proibisce di usare in guerra, ma senza nessun riferimento all'uso in tempo di "pace", e infatti le forze dell'ordine italiane le usano dal '91. Le hanno usate al G8 di Genova, e tante volte da noi in valle. Soffoca, brucia la pelle, fa vomitare, fa venire crampi a stomaco e intestino e causa la diarrea. Non si sa che effetti ha l'esposizione ripetuta, chissà cosa ci siamo pigliati. Lo scopriremo solo vivendo.

Tra l'altro, i candelotti li sparano ad altezza d'uomo, roba da ammazzare la gente, sai quanti feriti abbiamo avuto così in questi anni? Nei video e nelle foto si vede benissimo, vogliono proprio prendere la gente in piena faccia. Quel 3 luglio, non contenti, lanciavano pietre dall'alto, dall'autostrada. Anche su questo ci sono i video su YouTube.

Dov'ero rimasto? Ah, sì. Il 3 luglio il movimento purtroppo non ci è riuscito, a riprendersi la Libera Repubblica. In Clarea è rimasta solo una baita, dentro si facevano i turni, e ovviamente c'erano un sacco di metri quadri ancora da espropriare, perché volevano allargare l'area del cantiere e prima o poi avrebbero fatto il colpo di mano.

Ci si sono messi la mattina del 27 febbraio 2012. Era un lunedì. Il sabato prima, fra Bussoleno e Susa c'era stata una grandissima manifestazione pacifica, con decine di migliaia di persone, quindi era come dire: "Manifestate pure, tanto noi facciamo il cazzo che vogliamo".

Sono arrivati con centinaia di poliziotti e ben quattro ruspe. Hanno circondato la baita con l'intento di circondarla di reti e new jersey. Quelli che erano dentro, una quindicina scarsa di persone, sono usciti per fare una barriera umana. I poliziotti li hanno messi in stato di fermo. Erano passate da poco le otto del mattino, e in quel momento è arrivato Luca, da un sentiero in mezzo ai boschi.

Luca è Luca Abbà, che allora aveva 37 anni. Lui è di Torino ma i suoi nonni paterni erano valsusini del Cels, una borgata del comune di Exilles. Fin da piccolo veniva a trovarli, col tempo si è appassionato alla lotta No Tav. Si è vissuto da vicino la storiaccia di Sole e Baleno, i due squatter anarchici accusati di aver compiuto attentati contro il Tav, una vicenda piena di buchi, inconsistente, si è parlato esplicitamente di una montatura. Sole e Baleno si sono uccisi in carcere, era il '98. Un anno dopo, Luca ha deciso di lasciare Torino e trasferirsi al Cels, per coltivare i terreni dei nonni, che nel frattempo erano morti. In valle è diventato un militante No Tav a tutto tondo, è sempre stato in prima fila ed era proprietario di uno dei lotti di terra che stavano espropriando.

Quand'è arrivato, lì per lì gli sbirri non lo hanno visto. Era sicuro che, non appena lo notavano, lo mettevano in stato di fermo come gli altri. Doveva pensare in fretta, e allora come gesto dimostrativo si è arrampicato sul traliccio dell'alta tensione, che è un traliccio dove sventola, alta alta, la bandiera No Tav. Solo a quel punto lo hanno notato e si sono ammassati sotto il traliccio. Luca ha preso il cellulare e ha chiamato Radio Blackout, dove lo hanno messo subito in diretta. Non erano ancora le otto e mezza.

Io quella mattina ero a Vaie col mio collega e amico Maurizio, anche lui No Tav, militante storico del comitato Spinta dal Bass. Consegnavamo porta a porta i nuovi contenitori della differenziata. Sul lavoro ascoltiamo sempre Radio Blackout, è così che abbiamo saputo del blitz in Clarea. Abbiamo sentito in diretta la telefonata di Luca.

– Ciao Luca, come va?

– Eh, guarda, io sono appena arrivato ora... C'è un dispiegamento di poliziotti in assetto antisommossa intorno alla baita... Una ventina di persone fermate... E io mi sono arrampicato sul traliccio... Adesso stanno salendo per venirmi a prendere, io sono sul traliccio proprio di fronte alla baita... Sono riuscito a sfuggire ai controlli e mi sto arrampicando...

– Sì, eh, Luca...

– Si stanno organizzando per salire con le corde... E quindi, boh, cerchiamo di fargliela trovare lunga anche in questa maniera qua... (ai poliziotti) Io sono qua! Sono pronto e disponibile ad appendermi ai fili della corrente se non la smettete, ok? (di nuovo ai conduttori) Ecco, adesso vediamo come si evolve (...) Sono qua a dieci metri d'altezza, all'altezza dei cavi elettrici, vedo sotto i rocciatori che si preparano con le corde, vediamo un po' quanto riesco a resistere...

– Sì, Luca, ma il traliccio io non lo ricordo, a che altezza è?

– È proprio di fronte alla baita, per la stradina che va su alle vasche. A trenta metri dalla baita... Adesso stacco perché sta salendo un rocciatore e devo attrezzarmi per difendermi...

Aggiungi commento


Codice di sicurezza
Aggiorna


Abbiamo 28 visitatori e nessun utente online