La verità di quel giorno in Val di Susa - La verità di quel giorno in Val di Susa4

Nelle guerre c'è quasi sempre una chiave di volta, uno snodo su cui gira la storia, qualcosa che sposta l'opinione pubblica e spinge all'intervento risolutivo, quello di "Adesso basta, arrivano i nostri, e la facciamo finita". In Somalia nel '92 erano stati i bambini che morivano di fame (inquadratura di un bimbo denutrito), a Sarajevo nel '94 la strage del mercato (inquadratura di donna in lacrime). In val di Susa non c'è una guerra ma la guerriglia sì (...).

Marco che chiamava un carabiniere "pecorella" veniva equiparato alla fame in Somalia e al bombardamento del mercato di Sarajevo. Così La7 apriva il suo Tg la sera del 29 febbraio 2012. Ed era solo l'inizio. Un decano del giornalismo d'inchiesta come Carlo Bonini definiva il discorso di Marco "birignao squadrista". Al Tg1 Pier Luigi Bersani dichiarava: "Ci sono formazioni anarco-insurrezionaliste che cercano acqua su cui navigare". Gli faceva eco Mario Sechi sul Tempo del giorno dopo: "In val di Susa stiamo assistendo ad una prova tecnica di squadrismo vecchio e nuovo, ferraglia e hi-tech, all'eruzione di un magma anarco-fascio-comunista che si sta organizzando per fare il salto di qualità". Da questo magma era affiorato Marco.

Ma chi era Marco? Presto detto: era "un personaggio non bello, l'inatteso volto disumano e strafottente del movimento". Così Paolo Griseri su Repubblica del 1 marzo. Griseri proseguiva: "Da anni, da molti anni, la val di Susa è anche questo. Una schizofrenia collettiva che trasforma la brava gente in truci eversori, gli impiegati in bombaroli come cantava De Andrè". Marco, questo truce eversore, era "uno di quelli che non trovi in prima linea durante gli scontri, ma arriva, colpisce, sparisce. Non fa parte del movimento organizzato". Lo assicurava Libero del 2 marzo.

E se il movimento non era d'accordo, se faceva notare che Marco non era mai "sparito", anzi, era sempre stato in valle dove lo conoscevano tutti, be', non aveva importanza. Marco era ormai quello che dicevano i media, cioè uno squadrista, anzi, un anarco-insurrezionalista fascio-comunista. Marco era disumano e truce. Soprattutto, era privo di onore, come si legge in questo lancio Ansa: "ROMA, 29 feb – I vertici del gruppo Pd in Senato, Anna Finocchiaro, Luigi Zanda e Nicola Latorre, hanno chiesto al comando generale dell'arma dei carabinieri di 'poter stringere la mano in segno di solidarietà e di ringraziamento al carabiniere che ieri in val di Susa è stato vigliaccamente insultato da un dimostrante privo di onore'".

Il commento te lo strappavano praticamente dalle labbra: in Italia è talmente normale che le forze dell'ordine agiscano in modo violento e scomposto, che se un poliziotto o carabiniere non spacca la testa a qualcuno diventa un eroe, una figura a metà tra Gandhi e Salvo d'Acquisto, uno da encomiare. E infatti:

Un formale 'encomio solenne' è stato conferito dal comandante generale dell'arma, Leonardo Gallitelli, al militare offeso. Gallitelli si è complimentato al telefono "per la fermezza e la compostezza professionale dimostrate" e il militare ha molto apprezzato il gesto. "Sono orgoglioso di questa telefonata", ha detto. "Ho fatto solo il mio dovere", ha detto commentando l'episodio parlando al telefono con il comandante generale dell'arma, Leonardo Gallitelli.

Nel vaneggiamento generale e nella fretta di comminare sentenze, persino il disegnatore Makkox se ne usciva con una confusa, infelice vignetta. L'abbiamo ripescata: un carabiniere in assetto antisommossa dice a Marco che non c'è bisogno di uccidere i No Tav (!), tanto a loro ci penserà Charles Darwin, che prima o poi incontreranno "sui tralicci elettrici ma non solo". L'autore sembra dire che Luca Abbà e Marco Bruno sono inferiori e prima o poi verranno eliminati dall'evoluzione della specie.

Luca Abbà, intanto, era ancora in coma.

Qualcuno chiederà mai scusa per tutto questo? Farà mai autocritica?

Figurarsi.

Ovunque, ma proprio ovunque, si leggeva che Marco era "papà di una bimba". Notizie imprecise o del tutto false giravano senza alcuna verifica. E come al solito, commentatori ignoranti o in malafede citavano a sproposito, oltreché di terza mano, i "brutti versi" di Pasolini sugli scontri a Valle Giulia. Versi trasformati in "infame mantra" – l'espressione è di Antonio Negri – senza aver mai letto il resto di quella poesia, dove l'autore si diceva "ovviamente" contro l'istituzione della polizia.

Pochi anni prima, Pasolini aveva scritto:

La polizia italiana, insomma, si configura quasi come l'esercito di una potenza straniera, installata nel cuore dell'Italia. Come combattere contro questa potenza e questo suo esercito? (...) Noi abbiamo un potente mezzo di lotta: la forza della ragione, con la coerenza e la resistenza fisica e morale che essa dà. È con essa che dobbiamo lottare, senza perdere un colpo, senza desistere mai. I nostri avversari sono, criticamente e razionalmente, tanto deboli quanto sono poliziescamente forti: non potranno mentire in eterno.

6. Lo sgombero dell'A32 (mercoledì 29 febbraio 2012)

Il giorno dopo, mentre tutta Italia parlava di me, gli sbirri hanno sgomberato l'autostrada. Non è stato uno sgombero facile, hanno dovuto sudare. Sono arrivati verso le quattro del pomeriggio, erano tantissimi e venivano da entrambe le direzioni, Susa e Torino. Avevano le ruspe e gli idranti. Noi ci siamo seduti a terra, saremo stati una cinquantina. Cantavamo: "La val Susa paura non ne ha" e scandivamo il nome di Luca. Il fronteggiamento è durato un paio d'ore, più volte hanno provato a spostarci di peso. Io ero seduto di fianco a Maurizio, un giornalista mi ha riconosciuto e mi ha messo la videocamera in faccia, quel caino, ha cominciato a chiedermi se ero orgoglioso di quello che avevo detto al carabiniere. Mi aveva chiamato la troupe di Servizio pubblico, in valle c'era Sandro Ruotolo, giovedì sera avrebbero fatto la trasmissione da Bussoleno, avrebbero parlato di Luca, del blocco dell'autostrada, del Tav. Ruotolo mi aveva offerto l'opportunità di spiegarmi, di far sentire la mia campana, e io avevo accettato, per togliere la pressione sulla mia famiglia, perché intanto cercavano di incrociare e intervistare Arianna, di fotografare Pietro, che per i giornalisti era invariabilmente "una bambina". Ragion per cui, fino a giovedì sera, non volevo parlare con nessuno, ma proprio con nessuno, nemmeno con Radio Blackout, non ce la facevo proprio, dovevo conservare le energie, la lucidità. Ma il caino insisteva, porco zio: "Ti spiace o no di quello che hai detto? Ti spiace o no?". Allora gli ho risposto: "Non parlo, ho già i miei contatti per spiegarmi... Parlerò da Santoro...". E lui: "Ti sei venduto l'intervista?". Da quel momento è nata la leggenda che io volevo soldi per farmi intervistare, leggenda ripresa dai giornali senza nessuna verifica.

A quel punto è intervenuto Maurizio:

– Ma tu ti rendi conto che noi stavamo lavorando, eravamo in pausa pranzo e siamo venuti qua per difendere la terra? Ti rendi conto di che rabbia che abbiamo? In quel contesto lì, era il minimo che poteva succedere. A volto scoperto, Marco ha detto semplicemente delle cose che gli sono venute dalla pancia. A te quando ti tagliano la strada, che cazzo fai, non dici vaffanculo? Loro qui hanno fatto ben peggio...

– Ma il carabiniere cosa aveva fatto?

– Come cosa aveva fatto? Voi siete venuti qui e ci avete fatto un disastro! Ma ti rendi conto? Ma che domande fai?

– Io ho chiesto se per voi quelle frasi sulla pecorella erano normali...

– Sì, erano normali. Secondo te è meglio dire "pecorella" o prendere a sassate? Lo capisci che la rabbia è legittima?

Di questa scena c'è il video, lo trovate online, si intitola "Gli amici difendono il No Tav di 'Pecorella'". Il bello è che, da lì in avanti, alcuni cronisti hanno scritto che io giravo con il mio avvocato, cioè Maurizio, e che era stato lui a vendere l'intervista a Santoro.

"'Sai che c'è? Rilascio interviste solo a pagamento'. Non ci crede nessuno all'ultima sparata di Marco Bruno, un modo per tenere il personaggio". Paolo Griseri, La Repubblica, 1 marzo 2012.

"Mister 'pecorella' parla gratis ma solo dall'amico Santoro". Titolo di Libero, 2 marzo 2012.

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