Nella mia ora di libertà - Nella mia ora di libertà 2

La seconda causa del sovraffollamento, oltre al deficit strutturale, è l'immigrazione. Il fatto che il 30% ed a volte anche la metà dei detenuti nelle carceri italiane sia straniero, spesso extracomunitario ha solo un significato: il reato di clandestinità. Diffidate da chi vi dice, che nelle carceri italiane gli immigrati clandestini non ci sono, perché così non è. Il fatto che ad esempio, giornalisti come Pagliaro alla trasmissione Otto e Mezzo, su La 7, dicano il contrario è sinonimo di ignoranza della materia. I clandestini in carcere vi sono e spesso hanno a loro carico anche altri reati. Sono costretti a restare nel penitenziario perché anche se avessero i requisiti per accedere alle misure alternative alla detenzione, come la detenzione domiciliare, non possono concretamente, in quanto non hanno alcun domicilio o residenza, inoltre la loro espulsione risulta essere estremamente difficoltosa se il soggetto non viene fermato al confine del Paese, perché spesso tali individui provengono da paesi in guerra, che non hanno governi solidi e dunque non hanno l'autorità o gli effettivi mezzi per poter riaccogliere i propri cittadini presso i propri carceri. Tocca quindi in ultima istanza all'Italia trattenere per il periodo della pena o dell'accertamento documentale queste persone.

Si è parlato dell'abolizione del reato di clandestinità. Sarebbe un'ottima mossa, ma da effettuare a livello europeo per poter ottenere un risultato molto più importante. Infatti la Francia ha il reato di clandestinità, e spesso come immigrati mirano a giungere in quello stato o comunque a passarvi per proseguire verso la propria meta. Cosa fare quindi? Abolire il reato d'immigrazione, creare una forza multinazionale europea, come già esiste, come l'agenzia FRONTEX che possa non rimandare indietro queste persone (a costo della loro vita, vedi ad esempio il caso dei libici che mitragliano i barconi volutamente), ma accoglierli presso dei centri che siano umani e di buona qualità, finanziati con denaro europeo, in modo che tutti i paesi dell'Unione abbiano le stesse responsabilità circa tale tragedia. Coloro che sono morti annegati e che moriranno presso il Canale di Sicilia muoiono per l'inerzia politica, per la burocrazia che crea empasse biblici, ma soprattutto perché molti paesi europei girano la faccia dall'altra parte, facendo finta non vedere, dimostrando la loro totale manca d'interesse e di responsabilità, oltre che di umanità. Si tratta anche di questione economica, perché se questi soggetti venissero regolarmente in Italia per lavorare, per abitare darebbero un notevole contributo economica al risanamento delle casse dello stato. Un po come quello che accadde decenni fa con i turchi per la Germania.

La terza causa del sovraffollamento è la Giovanardi. Un testo unico riguardante la normativa sulle sostanze stupefacenti e psicotrope, altamente restrittiva e proibizionista, che non garantisce equità di trattamento tra chi viene trovato con pochi grammi di marijuana in tasca e chi invece viene trovato con alcuni grammi di cocaina. Chiaramente il primo intervento che il legislatore dovrebbe effettuare riguarda il fatto che dovrebbero essere rimodulate le tabelle di tali sostanze, verificare se possono ancora essere considerate droghe, e rivedere il concetto di droga leggera e droga pesante. Inoltre, una depenalizzazione per le droghe leggere sarebbe ben accolta, dato che quasi la totalità dei soggetti in carcere sono dentro per reati concernenti questo ambito. Si parla quindi di spacciatori, tossicodipendenti, ecc. Chi è stato in visita in carcere sa bene come in quel luogo un soggetto non possa curarsi, ecco perché bisognerebbe premere sull'acceleratore dell'affidamento in prova ai servizi sociali per i tossicodipendenti, in modo che questi soggetti si curino, capiscono che l'uso di queste sostanze nuoce non solo al loro fisico ed alla loro mente, ma anche alla società tutta. Solo così si crea responsabilità all'interno del cittadino, che capisce e diventa consapevole che esiste un'altra via nella vita da seguire. Sarebbe utile che accanto a questi programmi di disintossicazione ve ne siano di paralleli di tipo lavorativo, in modo che il soggetto una volta conclusa la cura, non venga lasciato per strada e riprenda a farsi, con il rischio di rientrare in carcere. È proprio vero che il lavoro in questo rende liberi le persone.

Discussa è la faccenda della legalizzazione, di cui io sono un parziale sostenitore. Vi spiego il perché. È accaduto anni fa che ci fu un processo di legalizzazione di droghe leggere quali marijuana ed hashish in Olanda. La conseguenza fu l'apertura di coffe shop per queste sostanze, introiti aumentati nelle casse dello stato, ma contemporaneamente anche la popolazione dei detenuti nel giro di un paio di anni era aumentata. Certamente non a livello delle carceri italiane, ma comunque per un paese piccolo come l'Olanda importante. Il perché? Il fatto è che la legalizzazione fu seguita solo dall'Olanda e da nessun altro paese europeo, di conseguenza lasciando da solo tale paese i grandi cartelli della droga, prima i colombiani, ora i messicani, ed ovviamente anche le associazioni mafiose italiane, hanno usato l'Olanda come testa di ponte per immettere grandi quanti di tali sostanze direttamente in Europa. Tutto questo legalmente. Quindi ad oggi si è creato un caos, con aumento dei detenuti, droghe leggere che dall'Olanda entrano in tutta Europa ed intere città controllate sostanzialmente dal crimine organizzato. Un risultato negativo su tutta la linea.

La quarta causa del sovraffollamento è il meccanismo della recidiva importato dalla ex Cirielli, che crea una sproporzione di trattamento tra un recidivo semplice, uno aggravato ed un reiterato. È palese come un soggetto che ha commesso un reato bagatellare, come un piccolo furto, e ne ricommette un secondo della medesima entità pochi mesi dopo essere uscito dal carcere, viene considerato un recidivo semplice dal diritto, ma paradossalmente si trova nelle stesse condizioni penitenziarie di un recidivo aggravato o reiterato che magari ha a proprio carico una serie di omicidi o reati di grave entità. Riformulare questo meccanismo è di estrema urgenza ed il legislatore non può permette il proseguimento di questo trattamento indecente. Nonostante i vari attacchi di incostituzionalità, la ex Cirielli è rimasta in piedi ed è tutt'ora in vigore nel nostro ordinamento giuridico. La realtà dei fatti dimostra che se un soggetto viene rieducato, nel 75% dei casi non sarà un recidivo, e non commetterà ulteriori reati. Tutto questo a vantaggio della società, dell'economia del DAP e soprattutto della politica che acquista credibilità agli occhi dei cittadini.

Inoltre bisogna considerare che questi soggetti che commettono reati di piccola entità, se restano a contatto con altri soggetti che hanno un passato di gravi delinquenza, molto spesso acquisiranno delle nozioni utili per delinquere con maggiore successo nel futuro, fuori dal carcere. Questo accade anche con gli indagati sottoposti a custodia cautelare, che rappresentano un terzo della popolazione totale dei detenuti italiani. Capite come sia abbastanza facile intendere che se un indagato, magari innocente, sta a contatto con dei delinquenti professionisti, spesso intraprenderà quella strada una volta scarcerato. Utile quindi sarebbe una ristrutturazione delle strutture penitenziarie (ricolleghiamoci al primo punto) che permetta una divisione concreta dei padiglioni tra indagati in custodia cautelare (che potrebbero benissimo, come avviene in alcuni casi, restare presso il proprio domicilio) e condannati, oltre che tra condannati di varia entità.

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