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Lemuria: tra giganti e miti - Lemuria: tra giganti e miti3

Gigante2

E' evidente che gli abitanti di Lemuria non brillarono per la loro civiltà come i figli di Atlantide e Mu, ma piuttosto erano carichi di una agghiacciante crudeltà perchè, come abbiamo visto, non c'è leggenda o riferimento storico che non ne sottolinei la brutalità sanguigna. Anzi si nota sempre un progressivo decadimento della razza, come se la loro stessa natura feroce sia stata la causa prima della loro scomparsa. D'altronde anche la popolazione di Atlantide, che si dice scomparsa a causa di un maremoto, fu sterminata dagli dei in quanto si comportavano con arroganza e violenza, facendo uso massiccio della "magia nera" per aumentare le loro ricchezze. Le loro barbarie, il loro essere distruttivi anziché costruttivi, però non passarono inosservate ed alla fine gli dei posero fine a questo loro scelleratezza estinguendoli dal globo terrestre.

L' insoluto mistero della "Pedra Pintada" (pietra dipinta) può più di ogni altra cosa riflettere tutto l' orrore dei riti amazzonici. Nell'Amazzonia, in un vasto complesso megalitico si erge un imponente blocco di forma ovoidale al centro di un altipiano poco distante da Tarame. E' un enorme monumento di pietra lungo 100 metri, largo 80 ed alto 30. Secondo una tradizione indigena, è la pietra tombale di un gigante biondo, re di un popolo vissuto in tempi remotissimi. Sulla pietra sono dipinti migliaia di segni e di lettere che ricordano la scrittura dell'antico Egitto, la semitica, e l'ebraica. PedraPintada Vi sono inoltre cavalli, carri e ruote, tutti riprodotti di profilo secondo la tecnica degli Egizi. E già questo lascia notevolmente perplessi perchè gli Indios, all'arrivo dei conquistatori bianchi, non conoscevano nè carri nè ruote e nemmeno cavalli (di cui in origine ne avevano terrore, come riportano le testimonianze scritte dei conquistadores dell'epoca). Sulla facciata principale del monumento si notano quattro grotte scavate nella pietra, quasi alla sommità si apre una galleria divenuta ormai inaccessibile, mentre sotto il macigno esiste un passaggio che conduceva probabilmente ad una costruzione sotterranea. Anche questa galleria è agibile solo per 30 metri: alla fine è completamente franata. 

Il tedesco prof. Homet, che dedicò la sua vita alla ricerca delle vestigia dei giganti e di una loro precisa collocazione nel tempo, tentò di penetrare il segreto della Pedra Pintada conducendovi accurate ricerche. Scoprì che tra i detriti che occupavano le quattro grotte molte erano le ossa umane, e ciò gli fece pensare che le caverne fossero state usate come primordiali "tombe comuni". Ma mentre si trovava all'interno di esse, cominciò a sentire echi impressionanti di suoni e voci lontane. Un incubo assurdo e misterioso sembrava far rivivere con allucinante chiarezza un ignoto passato.

Homet stesso, nel suo libro "Die Sòhne der Sonne" edito nel 1958, ammette di essere stato quasi in stato di trance, e di aver avuto la terrificante visione che segue, così come lui stesso l'ha descritta, per non toglierle niente del suo orrido fascino. "Accompagnata dai rintocchi di bronzei gong, una gran folla si muoveva. Migliaia di uomini, donne e bambini vestiti di bianco s'avvicinavano lentamente, maestosamente alla Pedra Pintada, per arrestarsi poi dinanzi all'ingresso principale. Una voce risuonò alta, dal cielo, riecheggiò cinque o sei volte sulla massa dei fedeli, che si prostrò, riverente. Uomini altissimi, in atteggiamento solenne, si staccarono dalla folla e si accostarono al gigantesco monumento di pietra. Uno di loro si pose davanti al dolmen pentagonale della facciata principale; un altro, seguito dai suoi aiutanti, salì sulla seconda piattaforma, un pò più alta, di cui gli astanti potevano vedere soltanto le aperture delle quattro grotte sepolcrali; un terzo, dall'aspetto ancor più imponente, anch'egli accompagnato da assistenti, salì la larga strada tracciata nella roccia, scomparendo allo sguardo dei pellegrini inginocchiati nella pianura. Gigante1

Salirono quindi lentamente sulle due piattaforme, senza catene e guardiani, appena sostenuti da due "servi della morte", due uomini nudi. La loro espressione era quella di persone addormentate. Li si distese sulla sommità dei dolmen, la cui tinta rossa cominciò a risplendere ai raggi del sole nascente. Ancora una volta risuonarono e si ripeterono i misteriosi richiami dall'alto, ed i sacerdoti levarono i coltelli rituali di pietra, affilatissimi, li affondarono nel petto delle vittime, strapparono loro i cuori e li aprirono. Poi, lanciandone i pezzi ai quattro punti cardinali, annunciarono ai fedeli il destino che li attendeva nel prossimo anno". Questa visione, riportata da un uomo di scienza, in piena buonafede e con un bagaglio culturale non indifferente, ci fa quasi accettare la validità della "psicometria", facoltà che renderebbe capaci certe persone particolarmente sensitive di percepire da qualsiasi oggetto, anche una pietra, la visione dei tempi in cui esso si trovava ambientato. Possibile che la Pedra Pintada sia stata talmente intrisa di olocausti umani, da trasmettercene tutt'ora il messaggio? Possibile che questa razza di Giganti sia stata così crudele da lasciare dietro di sè una così vasta eco di terrore e di orrore?

Perchè non va dimenticato il popolo dei Titani, che troviamo nella mitologia greca, il cui re, Cronos, giungeva addirittura a divorare i propri figli, e quello dei Ciclopi al quale apparteneva Polifemo, che Omero ci descrive in tutta la sua agghiacciante ferocia. Ma non si può credere ad una razza "nata" crudele. Lecito pensare che lo sia diventata solo dopo che i movimenti di assestamento del nostro pianeta avevano cominciato a disgregare Lemuria, costringendo i Giganti ad abbandonare, per sopravvivere, la loro patria, ad emigrare in altre terre a loro ignote, a vivere a contatto con razze diverse sia nell'aspetto che nella cultura e nelle tradizioni.

Tutto ciò è solo pura ipotesi. Le uniche prove che abbiamo materialmente per ricostruire l'affascinante storia di Lemuria sono enormi resti umani, utensili gigantesche, mappe e cartine di un'epoca preistoricha tenute con accortezza da alcuni monaci buddisti tibetani e delle deformazioni degli abissi oceani, Indiano e Pacifico, che possono farci ritenere che un tempo, migliaia di anni fa, in quei luoghi poteva esistere un continente su di cui verosimilmente alcuni uomini e forse anche giganti potessero vivere. Il resto non può ancora oggi essere dimostrato, rimane solo la nostra immaginazione ed il nostro pensiero, che come sempre potrebbero in un futuro prossimo, nemmeno tanto lontano da questo, riuscire a farci capire come sia andata nella realtà, facendo combaciare questa moltitudine di tasselli sparsi nella storia.

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