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Mito, leggenda o realtà perduta?
Quando si parla di Atlantide le parole si perdono nei meandri oscuri e dimenticati del passato, difficilmente si riesce a capire se si sta parlando di realtà o finzione. Sono moltissime le teorie che circolano riguardo questo argomento. Ho deciso di esporne una poco conosciuta, ma che agli archeologi e studiosi di civiltà antiche non sembra così inverosimile come all'uomo comune.
Incominciamo dicendo che le prime fonti scritte in assoluto che parlano di Atlantide(fino ad ora scoperte) sono due scritti di origine greca, scritti dal celeberrimo filosofo Platone, ovvero il Timeo(360 a.C.) ed il Crizia. Secondo queste fonti Atlantide era un'isola molto grande, tanto è vero che spesso veniva considerata un vero e proprio continente, abitata da un popolo antichissimo, ricco e prospero, capace di cose grandiosi, specie circa l'abilità della costruzione e della conoscenza. Platone indica come primo re dell'isola Atlante, figlio di Poseidone. Ecco il primo elemento, quello divino. Spesso gli antichi davano questa accezione a molti fenomeni di cui non comprendevano l'esatta natura, per cui possiamo ipotizzare che la popolazione fosse elevata sotto il profilo tecnologico rispetto ai greci ed alle numerose altre culture antiche.
Non solo, il popolo atlantideo era conosciuto per la sua attenzione alla scienza, in campo astronomico, ed in quello dell'architettura e costruzione. La capitale dell'isola risultava essere il prodotto sopraffino di anni di duro lavoro ed ingegno, era una sorta di costruzione fatta a cerchi di pietra levigata ed intagliata concentrica, dove tra uno strato e l'altro della città vi era dell'acqua marina. Nel centro della città vi era il palazzo di Atlante, centro di controllo e sede dell'autorità dell'isola. Per potervi accedere, bisognava utilizzare necessariamente un'imbarcazione, che partendo dal bordo esterno, attraversasse il grande cancello sempre controllato da guardie armate e mai dormienti, seguire la via, superando il cerchio esterno più grande, poi quello intermedio ed infine il più piccolo, per poi giungere a palazzo.
Il popolo atlantideo era però conosciuto forse di più dalle altre civilità per la sua capacità bellica. Dotato infatti della marina più imponente ed avanzata del mondo antico, ogni popolo era soggetto al suo strapotere incontrastato, ma anche se qualcuno avesse potuto difendersi dalle imbarcazioni avrebbe incontrato la morte dato che gli atlantidei era anche egemoni a terra. I soldati erano dotati di armi bianche come spade, mazze, lance, di metallo lucente e mai rovinato ed armi a distanza, sempre in ordine, quasi volessero ricordare nel futuro le legioni romane, avanzavano intrepidi, con sguardo di ghiaccio e grida orrende, per distruggere il nemico nell'animo prima ancora di fendere il corpo.