Massime del Buddha e del pensiero buddista
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Published in Poesie - Sonetti - Ballate
Il giusto fondato sulla natura 3 è l'espressione dell'utilità che consiste nel non recare
ne ricevere reciprocamente danno.
Per tutti quegli esseri viventi che non ebbero la capacità di stringere patti reciproci
circa il non recare ne ricevere danno, non esiste ne il giusto ne l'ingiusto; e altrettanto si deve
dire per quei popoli che non poterono o non vollero stringere patti per non recare e non ricevere
danno.
La giustizia non esiste di per se, ma solo nei rapporti reciproci, e in quei luoghi nei
quali si sia stretto un patto circa il non recare ne ricevere danno.
L'ingiustizia non è di per se un male, ma consiste nel timore che sorge dal sospetto di
non poter sfuggire a coloro che sono stati preposti a punirlo.
Colui che fa qualcosa di nascosto contro i patti stipulati reciprocamente circa il non recare ne ricevere danno non può confidare di non essere scoperto, anche se per il presente ciò gli riesce infinite volte: non può mai sapere se riuscirà a non farsi scoprire fino alla sua morte. In senso generale il giusto è uguale per tutti, in quanto è un accordo di utilità reciproca nella vita sociale; ma a seconda della particolarità dei luoghi e delle condizioni risulta che non per tutti il giusto è lo stesso.
Si è disposto nella maniera migliore contro il turbamento che proviene dall'esterno colui che si è reso affini le cose possibili e non del tutto estranee le impossibili. Quanto a quelle cose riguardo a cui non ha avuto nemmeno tale potere, se ne è astenuto del tutto, fondandosi su tutto ciò che è utile a tale scopo. Tutti coloro che hanno avuto la possibilità di godere della massima sicurezza nei riguardi di coloro che li circondavano, vivono in comunità gli uni con gli altri nel modo più piacevole e nella più sicura fiducia; e, pur nutrendo fra loro i più stretti legami, non piangono la dipartita di quelli di loro che muoiono prematuramente, come se questi fossero da compiangere.