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  • Atlantide, tra mito e realtà.

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    Mercoledì, 23 Gennaio 2013 19:19

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    Giovedì, 28 Febbraio 2013 21:15

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    Domenica, 09 Giugno 2013 16:54

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    Venerdì, 15 Marzo 2013 13:37

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    Sabato, 21 Settembre 2013 12:38

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    Sabato, 11 Maggio 2013 13:43

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Il caso Zanfretta - Il caso Zanfretta3

- Ed a cosa conduce tutto ciò?

«Non saprei. So solo che quando da quella sorta di "chip" che gli alieni mi installarono nella zona del cranio ricevo l'ordine di andare lì, non posso esimermi dal farlo; e che quando vado via dalla "scatola" avverto nella testa un po' di confusione. Suppongo di venire utilizzato come una "memoria esterna" di un computer, il cui contenuto la "scatola" provvede a "scaricare" per acquisire informazioni su noi umani. Chissà...: forse la prossima volta che andrò lì giungeranno su qualche altra galassia anche i volti di voi che ho incontrato stasera qui a Riposto ed i discorsi che abbiamo fatto...».

- Perché non porta mai nessuno con sé quando si reca in visita alla "scatola"?

«Perché non voglio che si distruggano vite umane. Una volta da tale apparato vidi partire un raggio ed un istante dopo sentii un urlo lancinante: mi voltai e vidi una lepre che evidentemente mi aveva seguito e che era stata fulminata. La stessa sorte potrebbe toccare ad un uomo. Tanti amici ed ex colleghi di lavoro si dicono pronti ad accompagnarmi armati, ma penso proprio che nessun mezzo di offesa-difesa in possesso di noi umani possa sortire effetti in un tale contesto. Diverse volte ho anche tentato di fotografare la "scatola" per portare una prova della sua esistenza, ma si ottenevano solo scatti dal contenuto confuso ed indecifrabile».

- Pare, comunque, che la "scatola" non fosse destinata propriamente a lei, bensì ad un eminente scienziato americano, guarda caso piuttosto scettico riguardo agli avvistamenti Ufo, sui quali lo stesso stava indagando su preciso mandato delle autorità governative statunitensi...

«E' vero: gli alieni, in realtà, mi affidarono il compito di farla pervenire all'astronomo Josef Allen Hynek, deceduto nel 1986 per un tumore al cervello. Mi misi subito in contatto con lui invitandolo a venire in Italia per ritirarla in quanto io non mi sarei potuto permettere un viaggio alla volta degli Stati Uniti. Ma lui mi mandò un suo collaboratore ed io mi rifiutai di consegnargliela».

- Ma perché le entità extraterrestri avrebbero scelto lei come interlocutore o "cavia"?"

«Non sono mai riuscito a spiegarmelo. Probabilmente avrebbero sortito effetti migliori con una persona più colta ed altolocata; ed, invece, hanno preso di mira uno semplice e sconosciuto come me che, a causa di questa vicenda, ho avuto stravolta la vita. Credetemi: ho tanta paura, perché ho a che fare con esseri a noi ignoti ed, in ogni caso, diversi dall'uomo. Non riesco a capire se vogliono il bene o il male dell'umanità. Ultimamente, quando mi reco dalla "scatola", avverto il seguente imperativo: "Prepàrati". Ma a che cosa dovrei prepararmi?!... ».

- Lei è a tutt'oggi "corteggiato" dalle televisioni, da studiosi e ricercatori e, probabilmente, anche da uomini dell'"intelligence": non ha mai tratto profitti economici da ciò?

«Assolutamente! Mi sono state offerte valigette piene di banconote, ma le ho sempre rifiutate».

- Lei si interessa di ufologia e di esperienze extraterrestri di altre persone?

«Per niente! Di esperienza mi basta la mia. E' l'esperienza che mi limito a testimoniare nelle varie conferenze e trasmissioni televisive cui vengo invitato. Avendola vissuta sulla mia pelle, so di dire la verità e, pertanto, la mia coscienza è tranquilla. Si è liberissimi di non crederci, ma non me ne frega niente!».

Zanfretta-Il bivio

- Il compianto Enzo Tortora, Baudo, Costanzo, Fazio, Magalli ed altri popolarissimi anchorman televisivi si sono occupati del suo caso e l'hanno voluto ospite nelle rispettive trasmissioni. Ma i grandi mass media nazionali che approccio hanno con le tematiche extraterrestri?

«C'è la tendenza a spettacolarizzare e, di conseguenza, a banalizzare tali questioni. Al "Bivio" di Enrico Ruggeri, ad esempio, è stata realizzata e mandata in onda una molto suggestiva ricostruzione sceneggiata di quanto mi è accaduto, ma parecchio lontana dalla realtà dei fatti. Nei cosiddetti "salotti" o "talk-show", poi, si rischia di perdere la reputazione in una manciata di minuti: tutto si trasforma in "trash" perché, onde fare "audience", ti mettono sempre accanto il "fenomeno da baraccone" che sfrutta l'ufologia per acquisire facile popolarità o quello che deve, a priori, recitare la parte del "contraddittore", anche se non ne è affatto convinto. Ricordo, ad esempio, il falso scetticismo nei miei riguardi di un "tal" Alessandro Cecchi Paone il quale, invece, ha pubblicamente ammesso di aver avuto esperienze extraterrestri».

Alessandro-Cecchi-Paone

- Lei crede in Dio?

«Eccome! Sono un credente, frequento la Chiesa ed amo aiutare la gente che soffre nell'ambito del mio nuovo lavoro di dipendente di una cooperativa socioassistenziale. La fede, anzi, mi ha aiutato a superare i momenti critici che ho vissuto in ambito familiare e lavorativo a seguito delle note vicende occorsemi. E penso proprio che la Chiesa, anche se non lo vuol dare a vedere, si interessi al mio caso. Dico questo perché, tempo addietro, i dirigenti della mia cooperativa mi mandarono in missione alla Città del Vaticano per consegnare un plico ad un alto prelato. Ebbene: mi accorsi che era tutto un pretesto per dare modo alle autorità ecclesiastiche di venire in contatto con me. Non appena consegnato quel plico, infatti, era mia intenzione riprendere subito la via del ritorno, ma fui con insistenza pressato per rimanere a pranzo: alla fine mi ritrovai circondato da diverse decine di religiosi che, un po' come avete fatto voi questa sera in questa conferenza, mi rivolgevano domande sui fenomeni di cui sono stato e sono protagonista».

- Quando si parla di ufologia in Sicilia, non si può non pensare al famoso contattista catanese Eugenio Siragusa, deceduto alcuni anni fa. Ha mai avuto rapporti con lui?

«Altro che! Di Siragusa ho, anzi, un particolarissimo e significativo ricordo. Ci conoscemmo da queste parti in occasione di una trasmissione televisiva, e mi rivolse lo "strano" invito a recarmi con lui sull'Etna alle... quattro del mattino! Io accettai e, dopo ben tre ore di cammino, giungemmo dinnanzi ad una grotta lavica dove, a suo dire, abitavano dei suoi "amici". Ebbene: davanti ai nostri occhi si materializzarono dal nulla quattro figure simili ad esseri umani, ma altissime (quasi tre metri), con lunghi capelli biondi e vestite con tuniche bianche. Alcuni anni dopo, nel corso di un convegno al Nord Italia in cui si parlò pure di Siragusa, vidi proiettato su uno schermo il disegno di quelle quattro figure. Come dicevo prima, l'ufologia e le persone che ruotano attorno ad essa non mi appassionano più di tanto, ma ho sempre sentito dire che degli esseri che Eugenio Siragusa diceva di incontrare sono rimasti solo i suoi schizzi; per quanto mi riguarda posso, invece, testimoniare che quel disegno rispondeva perfettamente alla realtà».

Eugenio Siragusa

Questo è dunque il caso Zanfretta, le conclusioni che si possono delineare sono sicuramente la buona fede di Zanfretta, mai stato pagato per raccontare la sua esperienza ed anzi ha dimostrazione di questo la sua vita ha avuto ripercussioni drammatiche in famiglia e nel lavoro. Aggiungiamoci inoltre lo stress che i media nel corso degli anni hanno provocato a questa persona, ma nonoste ciò il suo racconto rimane sempre il medesimo, senza alcuna sbavatura, senza alcuna falsificazione. Non chiede di essere sentito, si reca solo dove la sua presenza viene richiesta, ciò denota nessun interesse ad apparire o essere popolari. Non chiede nemmeno di essere creduto. A voi trarre le debite conclusioni. 

 

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