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Massime del Buddha e del pensiero buddista

 

Lunga è la notte per chi è sveglio, lungo è il miglio
per chi è stanco, lunga è l'esistenza
per gli stolti che ignorano la vera legge.
Se chi viaggia non incontra uno a lui simile
o migliore di lui, continui da solo il suo cammino;
quella di uno stolto non è compagnia.

 

"Questi figli sono miei, queste ricchezze sono mie",
con tali pensieri si tormenta lo stolto.
Se egli stesso non si appartiene, quanto meno possono
appartenergli i figli e le ricchezze?
Lo stolto che sa riconoscere la propria stoltezza,
per questo solo è saggio,
mentre lo stolto che reputa di essere saggio,
questi davvero può dirsi stolto.

 

Anche se uno stolto stesse insieme con un saggio
per tutta la vita, non arriverebbe mai
ad afferrare la realtà delle cose, così come il cucchiaio
non conosce il sapore della minestra.
Se una persona intelligente stesse insieme con un saggio
anche per un minuto solo, egli conoscerebbe
subito la realtà delle cose, così come la lingua è in grado
di conoscere il sapore della minestra.

 

Gli stolti sprovvisti di intuizione,
sono i peggiori nemici di se stessi, poiché compiono
azioni cattive che producono frutti amari.
Non è un azione ben fatta quella che, una volta compiuta,
è causa di pentimento
e la cui ricompensa si riceve con tristezza e pianto.

 


E' un'azione ben fatta quella che, una volta compiuta,
non causa pentimento e la cui ricompensa si riceve
con gioa e animo ben disposto.
Fino a che la cattiva azione compiuta non da frutto,
per lo stolto è miele, ma quando matura, allora lo stolto
è preda del dolore

 

Che lo stolto mangi pure il suo cibo mese per mese
con la punta di un filo d'erba kusha: egli non vale di certo
la sedicesima parte di quelli che hanno approfondito
la vera legge
La cattiva azione non si coagula d'un tratto come latte
già fresco, ma segue lo stolto come fuoco sotto la cenere.

 

Se la conoscenza dello stolto si desta, essa dissipa
la di lui fortuna, rompendogli la testa.
Che lo stolto persegua pure nel desiderio
di una falsa reputazione, della precedenza tra i monaci,
del dominio sui monasteri e della considerazione
tra l'altra gente.

 

"Che il padre di famiglia e chi ha abbandonato il mondo
reputino che questo sia mia opera;
siano anche essi sottoposti a me in tutto quello
che devono o non devono fare ", così ragiona lo stolto
e, intanto, crescono la sua brama e il suo orgoglio.
"Una è la strada che conduce al guadagno,
un'altra quella che conduce al nirvana", Se il monaco
discepolo del Buddha ha appreso ciò,
egli non desidererà la gloria, ma si impegnerà
per allontanarsi dal mondo.

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